Qualche giorno fa confrontandomi con alcune colleghe del network di cui faccio parte, mi sono soffermata a riflettere su alcuni aspetti che fino a quel momento avevo sì preso in considerazione, ma non sotto questo punto di vista.
In una squadra, che lo si voglia o meno, come in tutte le squadre, ci sono i big, ci sono i giocatori di media importanza e poi ci sono quelli che fanno parte della squadra, ma di cui nessuno si ricorda.
Un po' come dire Michael Schumacher, Eddie Irvine e... se ti dico Mika Salo, sai chi è?
Il punto è questo, facciamo tutti parte di una squadra. Ma ci sono quelli che fanno i numeri, quelli che vengono osannati, quelli che contribuiscono al bene della squadra anche se non sono sotto la luce dei riflettori, ci sono quelli che fanno parte della squadra ma nessuno sa che ci sono e poi ci sono quelli che non fanno numeri e non contribuiscono in alcun modo alla crescita della squadra. Ma sono sempre e comunque parte di essa. Quindi la domanda è: all'interno di una squadra quanto conta l'apporto in termini di fatturato, idee, progettazione, contenuti di un singolo membro? Conta più o meno se rapportato al suo status all'interno della squadra? Mi spiego meglio: se sono un big all'interno del network, le mie idee saranno prese maggiormente in considerazione? Se invece sono tra gli ultimi in classifica in termini di fatturato o partecipazione al concetto di squadra, quanto e quale peso avrà la mia voce in capitolo? Se non faccio nulla per contribuire, ma la mia squadra risulta vincente dall'esterno, posso dire fieramente di farne parte? Anche se so di non aver mosso un dito per contribuire alla crescita? E quanto fastidio potrebbe invece darmi il sapere di essermi sbattuto per la crescita della squadra, sapendo invece che ci sono elementi parassiti che non muovono un dito, ma vivono esclusivamente di rendita?
Quesiti interessanti. Tu che dirigi un'azienda, ti sei mai chiesto cosa pensano i tuoi dipendenti e collaboratori? Prova a rispondermi!
In teoria, e dico in teoria, in una squadra dovremmo essere tutti alla stessa stregua. Una squadra è fatta di vari elementi... ma il mondiale lo vince il pilota o la scuderia?
E proprio pensando alla classifica, ci siamo poi ricollegate al concetto di primi e ultimi.
Istituire gare aziendali, ha senso in un ambito in cui ci sono dei divari marcati e delle nette differenze? Il voler sottolineare di continuo la vittoria di un primo, di un secondo e di un terzo, sistematicamente e mensilmente, dove sempre, tranne rarissime eccezioni, sul podio ci sono sempre o quasi gli stessi nomi... che effetto può avere sugli ultimi? Può essere davvero considerato uno stimolo per migliorare? O più la convinzione che un tale divario sarà sempre più difficile da colmare... e quindi ottenere esattamente l'effetto opposto: un graduale allontanamento e isolamento dal network presso il quale ormai ci si sente totalmente estranei, abbandonati, per continuare col gergo automobilistico, "lasciati ai box".
Parlando con le mie colleghe mi sono resa conto che spesso, chi è sul podio lo ignora totalmente proprio perchè non si pone il "problema" di dover gareggiare, chi non ci è mai salito si è ormai auto convinto che mai ci salirà o che comunque il distacco è troppo e i parametri con i quali viene stilata la classifica sono decisamente troppo "matematici".
C'è stata una crescita di X% rispetto all'anno scorso, ma nessuno lo noterà. Ho ottenuto questo risultato utilizzando questo format... non è una buona cosa? Vorrei condividere un'idea con gli altri, ma forse è meglio se la tengo per me.
E' questo il clima che si respira a volte tra i corridoi. E, secondo una mia personalissima opinione, è tutto riconducibile al voler classificare le persone, metterle in lista, chi è più bravo di chi, in cosa, quanto e quando lo ha fatto, numeri, percentuali, più e meno. Siamo diventati questo. Solo un mucchio di numeri da mettere in classifica.
E se i primi sono i big, gli ultimi continueranno ad essere ultimi. Perchè non c'è spazio nè tempo per rimettere tutti sullo stesso piano. Ci sono ovvie differenze logistiche, di approccio al lavoro, differenze di concetto, di mentalità... siamo tutti diversi. Ma se da mesi e mesi, viene fatta una classifica... e chi vince sono sempre gli stessi, forse è il caso di cambiare prospettiva? E non per far vincere a forza chi non vince mai e dar loro un "contentino". Ma perchè saper cogliere i piccoli miglioramenti e gli sforzi fatti da un piccolo per emergere, a volte può essere decisamente più stimolante e produttivo che osannare sempre e per l'ennesima volta i soliti big, la cui vittoria oramai è decisamente scontata. E non fa più notizia, nè rilascia stimoli di alcun genere.
Io parlo di percezioni e di sensazioni e spesso (forse troppo), mi dimentico che quello che conta sono i numeri. Ma sono DAVVERO solo i numeri che contano? Una squadra è fatta di numeri? O di PERSONE che li fanno?
2 commenti:
Personalmente mi trovi concorde con quanto scrivi soprattutto se consideriamo l'ambito "squadra" inteso come gruppo di persone che collaborano tra loro per un fine comune. Una classifica può aiutare a capire sostanzialmente le "possibilità" di ulteriori obiettivi raggiungibili certo, anche se deve essere fatta partendo, in primis da dinamiche comuni (parlando di vendite vanno considerate ad esempio metrature, posizione, zona vs stagionalità ecc). Allo stesso modo una volta stilata la classifica devono essere affrontati motivi e motivazioni del raggiungimento di alti obiettivi a favore di chi non è riuscito ("ancora" si spera) in modo da suggerire un modus operandi fruttuoso. La classifica non deve essere quindi fine a se stessa, non deve essere il mero snocciolamento di numeri ma deve aggiungere sostanza per aiutare la crescita degli altri elementi della squadra, SE questo è il fine della stessa. Non credo che le gare a chi fa di più siano comunque altrettanto motivazionali del ricevere invece suggerimenti pratici, consigli, critiche in maniera attiva quindi frequentemente. Penso che questo potrebbe aiutare tutti alla crescita.
Il giorno in cui le riunioni saranno propositive e non passive, ricomincerò a partecipare.
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