Le piaceva guidare il mattino, da sola.
Alle prime luci dell'alba, con gli occhiali scuri che le coprivano gli occhi pieni di lacrime e la musica a tutto volume che le copriva i pensieri.
Ultimamente le capitava così. Di piangere, ogni volta che era sola e ogni volta che il flusso incessante dei suoi pensieri la metteva all'angolo senza che potesse in alcun modo ribellarsi.
A volte quel pianto era liberatorio, altre volte decisamente disperato.
E si chiedeva quando sarebbe finito quel periodo così contraddittorio, così confuso, così dannatamente cupo e triste di quella sua vita che, in fondo, non era stata poi così male fino a poco tempo prima.
Ma poi arrivava un'altra mattina e di nuovo quell'inquietudine prendeva il sopravvento. Di nuovo l'oscurità avvolgeva il suo cuore e la sua mente. Anche respirare diventava un'impresa impossibile.
A quel punto per qualche istante, qualche breve ma lunghissimo istante, mentre sfrecciava con l'auto per le strade semi deserte, chiudeva gli occhi per vedere se riusciva a farla "franca". Ma poi subito li riapriva: non perchè temesse il pericolo o le conseguenze delle sue azioni... ma solo perchè si sentiva tremendamente egoista nel coinvolgere qualche innocente in quella che avrebbe dovuto essere una disfatta tutta sua. Senza nessun'altra vittima.
Altra mattina. Altro solitario viaggio verso il luogo di lavoro.
Di nuovo musica che cercava di coprire quel persistente torrente di pensieri che si riversavano nel bacino della sua anima cercando di portarla giù a fondo con loro, in un mulinello vorticoso e pieno di insidie.
Cosa poteva capitare di peggio? cosa poteva essere peggio di così?
Era quella la depressione? Oppure solo una serie concatenata di eventi, di scelte sbagliate, di passi falsi che sommati tutti insieme avevano dato vita a quell'onda di mare nero che ora si scagliava impetuoso sulle rive del suo io, senza possibilità di trovare rifugio in nessun luogo?
Era stanca, esausta di quel fardello che le pesava ogni giorno. Ed ogni giorno lo viveva come se qualcosa di straordinario dovesse accaderle. Qualcosa che le avrebbe stravolto la vita, gliel'avrebbe cambiata. Migliorata forse. O forse semplicemente risolta. In un modo o nell'altro.
Quanto si sentiva ingrata a pensarla così. C'era di peggio in fondo, giusto? E di nuovo i sensi di colpa che la tormentavano: non era grata per ciò che aveva. Si sentiva un'inutile nullità e tutto intorno a lei non faceva che ricordarglielo. Ma non era in grado di mettere fine a quella sofferenza interiore. Finiva col trascinarsi ogni giorno in quella vita che ormai le stava stretta. Con una maschera sul volto che la faceva apparire felice, positiva, spensierata ed ottimista.
In realtà il pericoloso grigiore che aveva infettato la sua anima si faceva di giorno in giorno sempre più radicato. Cosa le sarebbe servito per tornare a essere quella di una volta? Non lo sapeva neanche lei.
Ma avrebbe tanto voluto scoprirlo. Per non sentirsi più sbagliata, inutile. E soprattutto sola.
Arrivederci al prossimo episodio.
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