Giornate piene, caotiche, stancanti, estenuanti, gravose.
Oppure giornate serene, solitarie, tranquille, magari vuote, ma non di contenuti e pensieri.
Qualunque sia il nostro tipo di giornata, arriviamo a sera carichi di interrogativi: Avrò fatto tutto? Ho dimenticato qualcosa? Potrò farlo domani?
Ma soprattutto: la mia giornata è stata appagante? Se sì, in che misura lo è stata? Mi ha fatto crescere come individuo?
Se invece la risposta è no (e la cosa è un pò più grave), allora la domanda successiva sorge spontanea:
Perchè non lo è stata? Sto veramente vivendo la vita che voglio? O mi lascio trasportare dagli eventi senza tuttavia averne il minimo controllo?
La normalità (io la chiamo così) è una vita basata su ritmi tutto sommato tranquilli ed inquadrati: casa, lavoro, weekend, ferie...
Il fattore "emozioni forti" non è dato da un lavoro fuori dalle righr come la Rock Star o lo Stuntman;
semplicemente, chi vive "normalmente" sa che esiste un contorno: il lavoro, mero e puro mezzo di sostentamento, ma che le cose che contano sono altre, la famiglia, la salute, un tetto sopra la testa.
Quelle persone che invece cercano il brivido ad ogni angolo e che si permettono di dire "non potrei mai fare l'impiegato tutta la vita", secondo me, non hanno ancora trovato una loro collocazione in questo mondo. Una loro dimensione. Non è che queste persone siano ingrate o incoscenti. No, credo solo siano ancora un passo indietro rispetto al concetto di normalità, nel senso più ampio e positivo del termine.
Pensiamo ad un ragazzo disoccupato, che ha superato i trent'anni, vive ancora con la famiglia e non riesce a spiccare il volo perchè non ne ha i mezzi. Vorrebbe trovare una compagna di vita, mettere su casa, avere un lavoro fisso, magari dei figli. Avere una vita normale!
La normalità non è rassegnazione, standardizzazione, non significa uniformare la vita ad un qualcosa di grigio e piatto, sempre uguale, privo di stimoli ed emozioni.
La normalità è la conquista di un livello superiore, l'abbracciare la prospettiva secondo la quale quello che ho, è quello che mi serve e che mi può bastare.
Non dico che non si debbano avere aspirazioni, sogni nel cassetto, desideri e speranze. Certo che bisogna averne!
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