Fin da quando ero ragazza
desideravo una famiglia numerosa. Vuoi perché provengo da una
famiglia numerosa a mia volta, o forse perché avendo vissuto la mia
infanzia e la mia adolescenza tra fratelli e sorelle, desideravo dare
anche io ai miei figli la splendida opportunità di “condividere”.
Ho avuto l’immensa fortuna di
incontrare il grande amore della mia vita e il caso, il destino, la
fortuna, hanno voluto che anche lui desiderasse una famiglia numerosa
proprio come me.
Fantastico! Come nelle migliori
fiabe che si rispettino, ci siamo sposati ed abbiamo iniziato a
creare una famiglia con la “F” maiuscola.
Nonostante le deludenti premesse
dovute al mio disastroso stato fisico, reduce da numerosi interventi
chirurgici, dopo soli 3 anni di matrimonio, la Provvidenza,
l’Universo o semplicemente la mia ferrea volontà e il mio
desiderio elevato all’ennesima potenza, mi hanno fatto arrivare la
Kikka. Un miracolo? E chi lo sa? Fatto sta che lei è arrivata. Sana,
vivace, intelligente e, come dire, sorprendente.
Il nostro desiderio di allargare
la famiglia non si è però fermato… anzi!
Non si è fermato nemmeno quando
i medici mi dissero che il miracolo era avvenuto una volta, non
poteva accadere DUE volte. Non si è fermato quando la cura ormonale
che mi ero ripromessa di fare per 6 mesi per aiutare il mio
organismo, dopo solo un paio di mesi mi aveva fatto ingrassare
diversi kg e mi faceva piangere tutti i giorni. Non si è fermato
quando, per ben due volte, mi sono sottoposta ad interventi atti a
liberare le tube (che guarda caso si chiudevano da sole, neanche
fosse il destino a dirmi BASTA). E non si è fermato nemmeno quando
tutto e tutti, intorno a me, mi dicevano LASCIA PERDERE.
Il desiderio non si è fermato.
Ma il mio corpo sì. Ha chiuso definitivamente i battenti. Non sarà
più in grado di avere altri figli in modo naturale.
Ma, chiamatela testardaggine,
chiamatela caparbietà… o semplicemente voglia di non cedere ad un
destino che io non credo sia già scritto. Io e mio marito abbiamo
valutato le possibilità: ci siamo guardati e praticamente insieme ci
siamo detti “perché non adottiamo un bambino?”.
Già il solo fatto di aver
trovato in mio marito un complice, una persona con i miei stessi
desideri e con la mia stessa tenacia, sono stati per me di
grandissimo sostegno.
Andiamo con ordine…
Al Tribunale dei Minori ci hanno
rilasciato un listone con una marea di documenti da preparare:
analisi mediche, fotografie, certificati, autocertificazioni etc…
Inoltre, da allegare alla
domanda, l’attestato di partecipazione ad un corso di formazione al
quale ci siamo iscritti, dopo aver preso parte ad un incontro
informativo presso l’ASL di Brescia in cui ci hanno fatto una
panoramica di tutto quello che sarebbe stato il percorso.
Durante il corso di formazione,
durato 4 incontri, abbiamo peraltro avuto la possibilità di
conoscere altre coppie che, come noi, hanno intrapreso il medesimo
cammino. Ogni coppia una storia, un passato, un vissuto… e ti rendi
conto di quanto possa essere vario il mondo, quante problematiche,
quanti ostacoli e quante motivazioni differenti possano portare una
coppia sulla via dell’adozione. Già, ma pur sempre un unico
obiettivo comune.
Al termine del corso, è partita
l’indagine psico-sociale da parte del personale dell’ASL, un
assistente sociale ed una psicologa ci hanno letteralmente
radiografati in 7 sedute:io, lui, il nostro rapporto di coppia,
nostra figlia, le nostre aspettative etc…
Visita di casa nostra da cima a
fondo al termine degli incontri ed infine, due incontri con Kikka a
porte chiuse.
Una volta allegata tutta la
documentazione prodotta in questi incontri dall’assistente sociale
e dalla psicologa alla domanda di adozione, il treno ha lasciato la
stazione.
Abbiamo quindi ricevuto una
raccomandata dal Tribunale dei Minori con una data! La data
dell’Udienza nel corso della quale il giudice designato avrebbe
stabilito definitivamente la nostra idoneità all’adozione.
Affrontare gli incontri è stato
difficile, chi mi conosce sa che non amo parlare in pubblico,
preferisco di gran lunga scrivere. Ma l’udienza è stata la
ciliegina sulla torta: agitazione a 1000!
Tuttavia il giudice è stato
molto “umano” e ci ha messo a nostro agio, ventilandoci, a fine
incontro, che tutto era andato bene!
A partire dalla data di idoneità,
si apre un nuovo passaggio… forse quello più difficile, ma anche
quello meno breve: l’attesa. Si tratta di aspettare che il
Tribunale ti chiami per dirti che è disponibile un “abbinamento”
con un bimbo. Vengono convocate anche altre coppie, viene spiegato il
caso e poi il giudice decide a chi affidare il minore.
Insomma, ricevere la telefonata
non è ancora la fine della storia… potrebbe esserci ancora il
calcio di rigore sbagliato a fine partita.
Che dire… un’attesa che
sfianca sicuramente ma che, come tutti i percorsi, è stata
costellata di momenti incredibilmente intensi e anche
indimenticabili. Inoltre, la conoscenza con le altre coppie del corso
ha fatto nascere delle belle amicizie che credo dureranno… come si
dice “l’unione fa la forza”. E il fatto di avere tutti un unico
obiettivo ci ha resi l’uno la spalla dell’altro. Chissà chi di
noi sarà il primo…
Una cosa è certa, se la
motivazione e la tenacia l’hanno fatta da padrona in tutta la prima
parte del percorso, la speranza è divenuta ora il motore trainante
che ci spinge sempre più avanti, a non desistere, a non rinunciare,
a non cedere ad un destino che ci ha già messi sufficientemente alla
prova.
Nessun commento:
Posta un commento