Sei in coda al semaforo e vedi un uomo trasandato, con la barba incolta, la camicia con i primi 3 bottoni aperti... e pensi subito sia uno sfigato, magari disoccupato, in fuga dall'amante e di ritorno dalla moglie cornuta oppure in ritardo per andare in ufficio perchè la sera prima è uscito per locali con i suoi amici poco di buono.
Poi camminando per il centro commerciale incroci una ragazza con dei leggings talmente aderenti da essere quasi calze elastiche post safenectomia, una scollatura provocante e dei tacchi dai quali può permettersi di guardarti dall'alto in basso. Non puoi non pensare sia proprio una "zoccola", conciata in quel modo tanto appariscente.
Che dire? Nel nostro cervello si innescano meccanismi tanto rapidi quanto a volte ingannatori e mendaci.
Chi ci dice che il signore in auto non avesse un look tanto disordinato perchè ha passato la notte con il suo bimbo appena nato che non ha fatto altro che piangere? E la ragazza del centro? Che ne sappiamo non abbia avuto disturbi alimentari fino ad un anno prima ed ora si senta finalmente libera di esibire il proprio corpo, non più schiavo di terapie e farmaci?
E' così facile cadere nell'inganno dell'apparenza.
Mi viene in mente un frase che sentii una volta in un film:
"Ciò che l'occhio vede e l'orecchio sente, la mente crede". Penso capiti a fagiolo per spiegare il mio punto di vista di oggi in merito all'abito che fa il monaco.
Quello che vediamo, istintivamente lo associamo a degli stereotipi che a nostra volta ci sono stati imposti, di cui abbiamo "sentito" parlare.
E così un ragazzo tatuato è un drogato, una ragazza appariscente è una battona, un bambino vivace è iperattivo, un uomo cordiale è un maniaco... e via discorrendo.
L'abbiamo visto una volta da qualche parte, l'abbiamo sentito o ci è stato riportato. E così, quell'associazione di idee, l'abbiamo fatta nostra, l'abbiamo interiorizzata. E siamo pronti a tirarla fuori ogni qualvolta si ripresenti ai nostri occhi la stessa immagine.
Ecco l'errore! Che si potrebbe tradurre col "fare di tutta l'erba un fascio", per usare un altro noto modo di dire.
Dovremmo imparare (e non è affatto una cosa facile) a vivere senza pregiudizi, senza preconcetti.
A valutare ogni singola situazione in modo unico e diverso, per non rischiare di incappare nel luogo comune o nel clichè.
Per questo il mio consiglio, se può servire a qualcosa, è sempre di presentarci al prossimo nel miglior modo possibile sì, ma nel NOSTRO miglior modo possibile. Essere noi stessi è sempre la cosa migliore. Giudicare non è bello tanto quanto l'essere giudicati. Ma usciamo allo scoperto fieri di essere come siamo. Perchè noi sappiamo come siamo, chi ci ama lo sa.
E se qualcuno è davvero interessato a scoprirlo, allora troverà il modo di abbattere il muro dell'apparenza, arrischiandosi nel nostro territorio.
L'abito non fa il monaco, no. Ma anche l'occhio però... vuole la sua parte!
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