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L’orgoglio appartiene ai forti?



Mi è capitato dozzine di volte, nell’arco della mia vita, di sentirmi dire “metti da parte l’orgoglio e torna sui tuoi passi”. Credo di essere sempre stata una persona orgogliosa, non piena di me, saccente o arrogante (caratteristiche che peraltro detesto nelle persone perché presuppongono il fatto di sentirsi in qualche modo superiori, per un motivo o per l’altro, ma di sottolinearlo con cattiveria), ma di essere semplicemente una persona come tante (purtroppo o per fortuna) che quando sa di avere ragione, porta avanti la sua idea fino alla fine, a costo di scontrarsi anche con chi ama. O almeno, una volta ero così.
Ora credo che le cose siano cambiate, ma perché? A causa di chi o cosa? E il fatto di essere meno orgogliosa, è una debolezza o è invece sintomo di crescita e di maturità?
Andiamo con ordine.

Una cosa è rendere orgoglioso qualcuno di noi. Esempio: quando ero una giovane studentessa e prendevo buoni voti a scuola, ero contenta di sentir dire dai miei genitori “siamo orgogliosi di Raffy”, questa cosa mi faceva sentire apprezzata e mi infondeva una carica di autostima davvero elettrizzante. Tuttavia crescendo e rapportandomi con altre persone, dell’altro sesso nell’ambito di relazioni affettivo\sentimentali, ma anche dello stesso sesso e quindi con amiche e coetanee di scuola, nel periodo dell’adolescenza ho fatto 2 sorprendenti scoperte:
  1. Non siamo tutti uguali
  2. Non la pensiamo tutti allo stesso modo
Concetti scontati? No, non credo.
Da qui, gli scontri, i litigi e le discussioni dove la personalità più forte (o quella che credevo essere più forte) tentava di imporre il proprio punto di vista ed io, che avevo “sicuramente” ragione (perlomeno nella mia testa) mi chiudevo a riccio e, ben nascosta tra le mura del mio orgoglio, non cedevo di un millimetro per addivenire ad un compromesso. Aspettavo, aspettavo e aspettavo ancora, finché quel qualcuno (più debole ai miei occhi) non tornava indietro pronto a negoziare. Solo dopo molti anni mi sono resa conto che non era debolezza, ma maturità.
Quanto tempo perso… ore, giorni, settimane, in attesa di un crollo. Quando sarebbe stato molto più bello, pacifico e in definitiva più costruttivo, ritornare sui miei passi e ritrattare la mia posizione, non perché il mio punto di vista NON fosse giusto. Ma perché, forse, confrontandomi con il mio prossimo, avrei potuto plasmarlo, condividerlo, ARRICCHIRLO.
Direi che la svolta è avvenuta dopo l’incontro con mio marito, anche lui un pochino orgoglioso, ma mai quanto me!
Per lui “la ragione e il torto stanno sempre nel mezzo”. Con questo non vuol dire che me le abbia date tutte vinte, ma che con lui è impossibile non parlare, discutere, urlare, sbranarsi e poi, inevitabilmente, riconciliarsi.
Non sono una persona particolarmente religiosa, ma ho cercato di fare mia una frase di Papa Francesco che secondo me centra perfettamente il discorso:
Mai finire la giornata senza aver fatto pace”.
Ha Ragione!
Una giornata persa per orgoglio è di fatto una giornata PERSA. E la vita è troppo breve per sprecarla con l’orgoglio.
E’ di gran lunga più salutare una bella discussione, che un silenzio privo di stimoli, di argomenti, di chiarimenti. A che serve stare zitti, quando la cosa più bella che ci sia è RISOLVERE!
Quindi ben venga l’orgoglio che chi ci ama prova per noi, che questo diventi motivo di miglioramento, di crescita personale e professionale e di sprono per raggiungere risultati sempre più elevati (anche se in realtà dovremmo farlo per noi stessi e non per compiacere chicchessia).
Ma un vigoroso e prepotente NO all’orgoglio come barricata, muro, ostacolo che si interpone tra noi e chi ci ama al solo scopo di pretendere di avere ragione, senza minimamente soffermarci sulla seppur minima possibilità che anche l’altro potrebbe avere ragione, o che con le sue argomentazioni potrebbe farci ragionevolmente cambiare idea.
Ritornare sui propri passi è sintomo di intelligenza e maturità, perché “solo gli stupidi non cambiano mai opinione” (cit.).

Vi state quindi chiedendo se l’amore mi ha cambiata? E se ho fatto bene a cambiare in nome dell’amore, anziché rimanere fedele alla mia personalità?
La mia risposta è: sì, sono cambiata GRAZIE all’amore. E lo ringrazio di avermi resa migliore.

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