Saper comunicare significa
mettersi in relazione con gli altri in modo corretto, chiaro e,
all’occorrenza, sintetico.
Essere un buon comunicatore è
una delle qualità oggi più richieste dal mondo del lavoro. E non è
affatto vero che sia una delle più semplici.
Molte volte gli sproloqui, i
parassitismi verbali, le ripetizioni e le pause entrano a far parte
del nostro “parlato” senza che ce ne rendiamo conto e sono
effettivamente deleteri per la comunicazione stessa: l’interlocutore
rischia di non comprendere le nostre reali intenzioni o, addirittura,
di fraintenderle completamente.
Saper parlare è un requisito
importantissimo per qualsiasi tipo di lavoro e, ovviamente, lo è
ancor di più per le attività che prevedono un contatto diretto con
le persone (venditori, centralinisti, segretarie…).
Per una buona comunicazione è
innanzitutto determinante comprendere chi ci sta di fronte. In tal
modo è possibile scegliere di utilizzare un linguaggio consono a
quello dell’interlocutore. Infatti, non è la medesima situazione
comunicare con un cliente in modo formale piuttosto che con un amico
di vecchia data.
Il passo successivo, dopo aver
compreso che tipo di persona abbiamo davanti, è cercare di creare
empatia, feeling. Non bisogna soltanto comunicare la nostra idea ma
farlo in maniera che l’altro si accorga che abbiamo interesse ad
uno scambio di opinioni; insomma, è necessario “andargli
incontro”. Non solo, una volta terminato di parlare, dovremo
lasciare che sia lui a farlo, senza interromperlo e senza
contraddirlo, ma cercando di anticipare dichiarazioni i cui contenuti
sono ancora poco chiari.
Da eliminare definitivamente sono
poi quelle frasi ripetitive e davvero poco carine del tipo “tu non
hai capito”, da sostituire assolutamente con qualcosa del tipo
“forse non mi sono spiegata”. Questo aiuta a creare un’atmosfera
più leggera e sicuramente meno nervosa.
E’ la capacità di negoziare,
di mettere in atto una trattativa o, comunque, di comunicare con un
obiettivo ben chiaro in mente che fa delle persone degli abili
ciceroni che sanno tenere alto il livello della comunicazione.
Tuttavia non sempre è necessario
parlare: molte volte la comunicazione non verbale è molto più
efficace di un bel discorso.
Un determinato sguardo, una fredda
stretta di mano o una postura scomposta vogliono inviare messaggi ben
precisi: “stai alla larga”, “la tua conoscenza non è
piacevole” o “il tuo discorso è noioso”.
Un bel no deciso
all’improvvisazione che rischia di renderci ridicoli qualora la
frase o la battuta non si presentassero alla nostra mente al momento
giusto. Sì invece alla spontaneità, al desiderio di rendere il
tutto più piacevole e chiaro, cospargendo di aneddoti e metafore il
discorso.
Comunicare purtroppo (o forse
meglio così) vuol dire anche saper scrivere ed è necessario farlo
sempre in funzione di un obiettivo.
Se dobbiamo reclamare presso un
ufficio acquisti, sarà possibile essere compresi se si è scritta la
lettera in modo chiaro, corretto e non troppo prolisso. Non è
importante sapere tutta la storia dell’umanità e se per impararla
ci è voluta una vita. Si è poi in grado di trasferire il proprio
sapere agli altri?
Molte, troppe volte si sente la
frase “Lo so, ma non so come spiegarlo”. E’ tanto difficile
trovare le parole per descrivere ciò che si prova, il pensiero di un
filosofo o semplicemente ciò che ci è successo nel corso di una
serata tra amici.
Forse sarebbe il caso di
introdurre nuovamente nelle scuole quella materia tanto amata dai
nostri antenati romani: la retorica, l’arte del bel parlare.
Sicuramente aiuterebbe a diminuire i già tanti prblemi che un
giovane si trova ad affrontare quando si affaccia sul mondo del
lavoro.
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