Scrivimi, confrontiamoci, parliamone!

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Comunicazione... questa sconosciuta!



Saper comunicare significa mettersi in relazione con gli altri in modo corretto, chiaro e, all’occorrenza, sintetico.
Essere un buon comunicatore è una delle qualità oggi più richieste dal mondo del lavoro. E non è affatto vero che sia una delle più semplici.
Molte volte gli sproloqui, i parassitismi verbali, le ripetizioni e le pause entrano a far parte del nostro “parlato” senza che ce ne rendiamo conto e sono effettivamente deleteri per la comunicazione stessa: l’interlocutore rischia di non comprendere le nostre reali intenzioni o, addirittura, di fraintenderle completamente.
Saper parlare è un requisito importantissimo per qualsiasi tipo di lavoro e, ovviamente, lo è ancor di più per le attività che prevedono un contatto diretto con le persone (venditori, centralinisti, segretarie…).
Per una buona comunicazione è innanzitutto determinante comprendere chi ci sta di fronte. In tal modo è possibile scegliere di utilizzare un linguaggio consono a quello dell’interlocutore. Infatti, non è la medesima situazione comunicare con un cliente in modo formale piuttosto che con un amico di vecchia data.
Il passo successivo, dopo aver compreso che tipo di persona abbiamo davanti, è cercare di creare empatia, feeling. Non bisogna soltanto comunicare la nostra idea ma farlo in maniera che l’altro si accorga che abbiamo interesse ad uno scambio di opinioni; insomma, è necessario “andargli incontro”. Non solo, una volta terminato di parlare, dovremo lasciare che sia lui a farlo, senza interromperlo e senza contraddirlo, ma cercando di anticipare dichiarazioni i cui contenuti sono ancora poco chiari.
Da eliminare definitivamente sono poi quelle frasi ripetitive e davvero poco carine del tipo “tu non hai capito”, da sostituire assolutamente con qualcosa del tipo “forse non mi sono spiegata”. Questo aiuta a creare un’atmosfera più leggera e sicuramente meno nervosa.
E’ la capacità di negoziare, di mettere in atto una trattativa o, comunque, di comunicare con un obiettivo ben chiaro in mente che fa delle persone degli abili ciceroni che sanno tenere alto il livello della comunicazione.
Tuttavia non sempre è necessario parlare: molte volte la comunicazione non verbale è molto più efficace di un bel discorso. 


Un determinato sguardo, una fredda stretta di mano o una postura scomposta vogliono inviare messaggi ben precisi: “stai alla larga”, “la tua conoscenza non è piacevole” o “il tuo discorso è noioso”.
Un bel no deciso all’improvvisazione che rischia di renderci ridicoli qualora la frase o la battuta non si presentassero alla nostra mente al momento giusto. Sì invece alla spontaneità, al desiderio di rendere il tutto più piacevole e chiaro, cospargendo di aneddoti e metafore il discorso.
Comunicare purtroppo (o forse meglio così) vuol dire anche saper scrivere ed è necessario farlo sempre in funzione di un obiettivo.
Se dobbiamo reclamare presso un ufficio acquisti, sarà possibile essere compresi se si è scritta la lettera in modo chiaro, corretto e non troppo prolisso. Non è importante sapere tutta la storia dell’umanità e se per impararla ci è voluta una vita. Si è poi in grado di trasferire il proprio sapere agli altri?
Molte, troppe volte si sente la frase “Lo so, ma non so come spiegarlo”. E’ tanto difficile trovare le parole per descrivere ciò che si prova, il pensiero di un filosofo o semplicemente ciò che ci è successo nel corso di una serata tra amici.
Forse sarebbe il caso di introdurre nuovamente nelle scuole quella materia tanto amata dai nostri antenati romani: la retorica, l’arte del bel parlare. Sicuramente aiuterebbe a diminuire i già tanti prblemi che un giovane si trova ad affrontare quando si affaccia sul mondo del lavoro.

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